vacanze a torgiano
A Torgiano (Perugia) il comune di Perugia fece innalzare nel XIII secolo un castello sui resti romani del “castrum Torsciani”, ritenendo di dover sorvegliare questo punto strategico del suo territorio.
Il borgo, rimasto identico nella struttura duecentesca, si raccoglie al centro di dolci colline da sempre coltivate a vigneto.
Del profondo legame tra Torgiano e i suoi vini fa fede lo stesso stemma comunale, con una torre avvolta in un cartiglio con grappoli d’uva.
Il museo del vino è la più ricca e affascinante raccolta intitolata alla civiltà del vino è predisposta dal 1974 nelle venti sale del palazzo Graziani-Baglioni, su iniziativa della fondazione Lungarotti e dell’omonima importante azienda. Le raccolte sono, infatti, dedicate al “nettare degli dei” nella sua eccezione più estesa: i temi della coltivazione e della vinificazione sono descritti attraverso un succedersi serrato di ritrovamenti archeologici, oggetti d’arte documenti e manufatti artigianali.
Danno inizio alla collezione le brocche cicladiche e ittite riconducibili dal III al I millenio a.C., e si continua fino agli esemplari rinascimentali e moderni. Notevoli i vasi, la farmacia, le incisioni sul terna dell'uva e del vino, gli attrezzi agricoli e un'aggiornatissima biblioteca enologica. Insolita la collezione dei ferri da cialde, con pezzi databili al XIII secolo. Per assaggiare Sangiovesi, Cannaioli e Trebbiani, è d'obbligo una fermata all'osteria dei museo, per condurre i calici colmi con un'ottima cucina umbra.
Il borgo, rimasto identico nella struttura duecentesca, si raccoglie al centro di dolci colline da sempre coltivate a vigneto.
Del profondo legame tra Torgiano e i suoi vini fa fede lo stesso stemma comunale, con una torre avvolta in un cartiglio con grappoli d’uva.
Il museo del vino è la più ricca e affascinante raccolta intitolata alla civiltà del vino è predisposta dal 1974 nelle venti sale del palazzo Graziani-Baglioni, su iniziativa della fondazione Lungarotti e dell’omonima importante azienda. Le raccolte sono, infatti, dedicate al “nettare degli dei” nella sua eccezione più estesa: i temi della coltivazione e della vinificazione sono descritti attraverso un succedersi serrato di ritrovamenti archeologici, oggetti d’arte documenti e manufatti artigianali.
Danno inizio alla collezione le brocche cicladiche e ittite riconducibili dal III al I millenio a.C., e si continua fino agli esemplari rinascimentali e moderni. Notevoli i vasi, la farmacia, le incisioni sul terna dell'uva e del vino, gli attrezzi agricoli e un'aggiornatissima biblioteca enologica. Insolita la collezione dei ferri da cialde, con pezzi databili al XIII secolo. Per assaggiare Sangiovesi, Cannaioli e Trebbiani, è d'obbligo una fermata all'osteria dei museo, per condurre i calici colmi con un'ottima cucina umbra.