vacanze a siena
Siena (Toscana) non ebbe sempre una storia lineare e armoniosa come le atmosfere che oggi la città emana dalle sue strade e dai suoi capolavori d'arte. Anzi secolare rivalità con Firenze, che coincise con la fine del periodo 'aristocratico'dei consoli, sboccando poi, nel 1269, nel governo dei Nove appoggiato dalla classe mercantile fiorentina.
Alla diminuzione del peso politico non corrispose, però, il ridimensionamento delle arti: anzi. fu proprio sotto i nove che spuntarono in città i palazzi più belli, che ripigliarono i lavori per il Duomo e che i migliori pittori dell’epoca misero a frutto il loro ingegno e le loro intuizioni.
Dopo la brusca cesura della peste nera, che sterminò la popolazione e un’intera generazione di artisti, una nuova stagione di prosperità coincise con la signoria di Landolfo Petrucci il magnifico, tra il 1487 e il 1512.
Infine, presa due volte dagli spagnoli nel 1531 e nel 1555, Siena entrò a far parte della Signoria medicea.
Piazza del Campo è una delle piazze più belle del medioevo, strutturata nella forma a valva di conchiglia tra la fine del Duecento e la prima metà del Trecento, e selciata nel 1347 con una divisione in nove 'spicchi' che ricorda il governo dei Nove. Vi si allacciano alcuni tra i principali palazzi senesi. L'edificio più rilevante verso il quale tutto il Campo sembra tendere per forza di gavità, è il Palazzo Pubblico, innalzato dal 1297 al 1310 a serrare il lato sud-orientale della piazza e in seguito allargato a più riprese: costruito in pietra fino al primo ordine di trifore, poi in laterizio, ha un coronamento a merli e un grande monogramma di Cristo su un rame del '400. Sul lato sinistro svetta la torre alta 88 metri, in laterizio con coronamento in pietra e cella campanaria, sotto la quale si trova la cappella di Piazza in marmo, edificata nel 1352 come volo per la fine della peste nera; vicino, il teatro dei Rinnovati, ex sala del Gran Consiglio della Repubblica sistemata nel 1560 e riedificata a metà Settecento.
Nella parte alta della piazza spicca la fonte Gaio, conseguita da Jacopo della Quercia nel 1419 sul luogo dove già dal 1346 una fontana faceva scaturire l'acqua che, attraverso 25 chilometri di gallerie sotterranee ancora esistenti, arrivava in città dal territorio vicino. Sugli altri lati, imponenti edifici d'antica origine come il palazzo Sansedoni e il palazzo d'Elci, coronamento a merli.
Dal cortile del Palazzo Pubblico si accede nel museo civico, che mantiene splendenti opere di pittura e di scultura assieme ad affreschi di eccezionale valore artistico e documentario. Nella sala del Mappamondo, nucleo portante del palazzo, Maestà primo, capolavoro di Simone Martini autore anche del famoso affresco che rappresenta Guidoriccio da Fogliano, nello stesso ambiente, altre grandi opere del Vecchietta e del Sodoma.
Nella vicina sala della Pace, Ambrogio Lorenzetti dipinse gli effetti del Buon Governo in città e in campagna, dipinto di grandioso respiro paesistico che raffigura il più esteso ciclo pittorico profano del medioevo. Altri gioielli del Palazzo Pubblico sono il portale in marmo di Bernardo Rossellino, il coro neo conseguito tra il 1425 e il 1436 da Domenico di Niccolò e i pannelli originali incisi da Jacopo della Quercia per la fonte Gaia.
Il Duomo costruito tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo mutato nel Trecento dal Maitani, ha splendida facciata romanico-gotica nella parte inferiore, in stile gotico-fiorito nella parte superiore, mosaici ottocenteschi e portale centrale del 1958, mentre il campanile, romanico, è trecentesco. Nello spettacolare interno, tre navate suddivise da pilastri sorreggono le volte stellate del soffitto, introducendosi su uno splendido pavimento marmoreo a tarsie e graffiti diviso in 56 riquadri, 35 dei quali eseguiti da Domenico Beccafumi.
Tra le opere di maggiore pregio, il coro ligneo e la corrispondente vetrata con storie della Vergine, una delle più antiche vetrate piombate italiane; il pergamo di Nicola Pisano, S. Giovanni Battista nella cappella omonima, di Donatello. Famoso la Libreria Piccolomini che si apre nella navata sinistra per conservare la biblioteca di Pio II e totalmente dipinta dal Pinturicchio.
La leggenda racconta di un calzolaio senese di nome Sorore che, per soccorrere i poveri, i malati e i bambini abbandonati, destinò i suoi averi alla realizzazione di un ospedale, proprio di fronte al Duomo. Era l'anno 898 e da allora lo Spedale di S. Maria della Scala ampliò sempre di più potere e ricchezze, come ancora documenta la diffusa presenza del suo stemma su edifici e fattorie del contado. Diventato un grande ospedale fu arricchito di pitture di grandi maestri senesi del XIV-XV secolo.
Ora è uno dei maggiori poli museali senesi, nel quale osservare principalmente il Pellegrinaio, un grande ambiente abbellito da affreschi dei 1440-44 che disegnano la missione ospitaliera con vividezza di ambienti, costumi e scene quotidiane: è l'unico ciclo espressivo del genere che si conosca nel mondo.
Il Battistero innalzato tra il 1316 e il 1325 alla base dell'abside del Duomo, ha facciata non finita e interni affrescati, tra gli altri, dal Vecchietta. Al centro della pianta tripartita spicca il famoso fonte battesimale, operato su progetto attribuito a jacopo della Quercia: la vasca esagonale è ornata con pannelli in bronzo fatti dallo stesso Jacopo e da Donatello, mentre i quattro angeli musici che decorano il ciborio sono di Donatello e di Giovanni di Turino; la statuetta del Ballista è di jacopo della Quercia.
Il Museo dell'Opera Metropolitana è caratterizzato dalla raffinatezza architettonica e lo squisito gusto decorativo di Giovanni di Agostino. Qui sono raccolti i capolavori pittorici e scultorei dei Tre e Quattrocento senese. Infatti, il Museo è ottenuto nelle prime tre campate della navata destra del Duomo Nuovo. Meritano un’attenzione particolare Madonna col Bambino, tondo di Donatello; Madonna col Bambino, S. Girolamo e il cardinale Casini, ammirabile bassorilievo di Jacopo della Quercia; dieci statue di giovanni Pisano, in origine sulla facciata del Duomo, tra le più belle opere statuarie del gotico europeo.
Nella sala intitolata a Duccio di Buoninsegna, l’inconsueta Maestà, primo capolavoro del maestro che inaugura la scuola pittorica senese, e Natività della Vergine di Pietro Lorenzetti.
Il “triventum” è il maggiore incrocio della città antica, dove la Croce del Travaglio segna l'intersezione di Banchi di Sopra, Banchi di Sotto e via di Città, ossia le tre Arade che si affermano sui tre colli di Siena. Via di Città è il più elegante e solenne, un Pezzo del più illustre medioevo italiano gettato integro nel XXI secolo. Sale in curva e con dolce pendenza, tra le più aristocratiche e monumentali residenze senesi: palazzo Patrizi, trecentesco; palazzo Ghigi-Saracini, sede dell’ Accademia Musicale Chigima; palazzo Piccolomini, modello di rinascimento fiorentino.
La Pinacoteca nazionale è ospitata a palazzo Bonsignori, tra le più belle dimore gentilizie quattrocentesche, e il più antico palazzo Pannocchieschi. La Pinacoteca è una tappa importantissimo nella visita artistica della città, perché vi sono esposte le opere maggiori dei grandi maestri senesi dal XII al XVII secolo.
Tra i tanti capolavori: Madonna dei Francescani di Duccio di Buoninsegna, Beato Agostino Novello e i suoi miracoli di Simone Martini, Annunciazione di Pietro Lorenzetti. A dimostrare la pittura senese dei Quattro e Cinquecento possono essere chiamate, in relazione, la bella madonna dell'Umiltà di Giovanni di Paolo e il Cristo alla Colonna del Sodoma. Infine, due stupendi e rari esempi di pittura paesaggistica del primo Quattrocento: Città sul mare e Castello in riva a un lago, forse del Sassetta.
Dalla Croce del Travaglio, lungo Banchi di Sotto, secondo asse portante dell'impianto urbano senese, s’incontra quasi subito Palazzo Piccolomini, quattrocentesco, che accoglie al primo piano l'Archivio di Stato dove sono esposte le interessanti 103 tavolette lignee della Biccherna, un tempo adoperate per rivestire i registri della Gabella. Tra gli artisti che le decorarono, tutti i inaggiori rappresentatiti della pittura senese: il Vecchietta, Ambrogio e Pietro Lorenzetti, Giovanni di Paolo, Taddeo di Bartolo e Domenico Beccafumi. Poco oltre, il castellare degli Ugurgieri, con le sue case-torri collocate a cerchio
Dalla Croce del Travaglio lungo il Banchi di Sopra si incontra palazzo Tolomei il più antica dimora privata di Siena (inizio (le] XIII secolo, coli facciata (te] 1270). Quindi la chiesa di S. Francesco, con affreschi di Ambrogio e Pietro Lorenzetti.
Nell'attiguo oratorio di .S. Bernardino il Museo d’arte Sacra espone una preziosa raccolta di opere provenienti dal territorio.
Non lontano dal santuario cateriniano sorge la grande basilica domenicana, costruita a partire dal 1226, più volte deteriorata e rimasta incompiuta nella facciata. Nell'interno di una navata meritano attenzione, tra le tante illustri opere, il famoso affresco coli S. Caterina da Siena di Andrea Vanni, ritenuto l'unico ritratto fedele della santa, e la cappella di S. Caterina, con begli affreschi del Sodoma.
Alla diminuzione del peso politico non corrispose, però, il ridimensionamento delle arti: anzi. fu proprio sotto i nove che spuntarono in città i palazzi più belli, che ripigliarono i lavori per il Duomo e che i migliori pittori dell’epoca misero a frutto il loro ingegno e le loro intuizioni.
Dopo la brusca cesura della peste nera, che sterminò la popolazione e un’intera generazione di artisti, una nuova stagione di prosperità coincise con la signoria di Landolfo Petrucci il magnifico, tra il 1487 e il 1512.
Infine, presa due volte dagli spagnoli nel 1531 e nel 1555, Siena entrò a far parte della Signoria medicea.
Piazza del Campo è una delle piazze più belle del medioevo, strutturata nella forma a valva di conchiglia tra la fine del Duecento e la prima metà del Trecento, e selciata nel 1347 con una divisione in nove 'spicchi' che ricorda il governo dei Nove. Vi si allacciano alcuni tra i principali palazzi senesi. L'edificio più rilevante verso il quale tutto il Campo sembra tendere per forza di gavità, è il Palazzo Pubblico, innalzato dal 1297 al 1310 a serrare il lato sud-orientale della piazza e in seguito allargato a più riprese: costruito in pietra fino al primo ordine di trifore, poi in laterizio, ha un coronamento a merli e un grande monogramma di Cristo su un rame del '400. Sul lato sinistro svetta la torre alta 88 metri, in laterizio con coronamento in pietra e cella campanaria, sotto la quale si trova la cappella di Piazza in marmo, edificata nel 1352 come volo per la fine della peste nera; vicino, il teatro dei Rinnovati, ex sala del Gran Consiglio della Repubblica sistemata nel 1560 e riedificata a metà Settecento.
Nella parte alta della piazza spicca la fonte Gaio, conseguita da Jacopo della Quercia nel 1419 sul luogo dove già dal 1346 una fontana faceva scaturire l'acqua che, attraverso 25 chilometri di gallerie sotterranee ancora esistenti, arrivava in città dal territorio vicino. Sugli altri lati, imponenti edifici d'antica origine come il palazzo Sansedoni e il palazzo d'Elci, coronamento a merli.
Dal cortile del Palazzo Pubblico si accede nel museo civico, che mantiene splendenti opere di pittura e di scultura assieme ad affreschi di eccezionale valore artistico e documentario. Nella sala del Mappamondo, nucleo portante del palazzo, Maestà primo, capolavoro di Simone Martini autore anche del famoso affresco che rappresenta Guidoriccio da Fogliano, nello stesso ambiente, altre grandi opere del Vecchietta e del Sodoma.
Nella vicina sala della Pace, Ambrogio Lorenzetti dipinse gli effetti del Buon Governo in città e in campagna, dipinto di grandioso respiro paesistico che raffigura il più esteso ciclo pittorico profano del medioevo. Altri gioielli del Palazzo Pubblico sono il portale in marmo di Bernardo Rossellino, il coro neo conseguito tra il 1425 e il 1436 da Domenico di Niccolò e i pannelli originali incisi da Jacopo della Quercia per la fonte Gaia.
Il Duomo costruito tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo mutato nel Trecento dal Maitani, ha splendida facciata romanico-gotica nella parte inferiore, in stile gotico-fiorito nella parte superiore, mosaici ottocenteschi e portale centrale del 1958, mentre il campanile, romanico, è trecentesco. Nello spettacolare interno, tre navate suddivise da pilastri sorreggono le volte stellate del soffitto, introducendosi su uno splendido pavimento marmoreo a tarsie e graffiti diviso in 56 riquadri, 35 dei quali eseguiti da Domenico Beccafumi.
Tra le opere di maggiore pregio, il coro ligneo e la corrispondente vetrata con storie della Vergine, una delle più antiche vetrate piombate italiane; il pergamo di Nicola Pisano, S. Giovanni Battista nella cappella omonima, di Donatello. Famoso la Libreria Piccolomini che si apre nella navata sinistra per conservare la biblioteca di Pio II e totalmente dipinta dal Pinturicchio.
La leggenda racconta di un calzolaio senese di nome Sorore che, per soccorrere i poveri, i malati e i bambini abbandonati, destinò i suoi averi alla realizzazione di un ospedale, proprio di fronte al Duomo. Era l'anno 898 e da allora lo Spedale di S. Maria della Scala ampliò sempre di più potere e ricchezze, come ancora documenta la diffusa presenza del suo stemma su edifici e fattorie del contado. Diventato un grande ospedale fu arricchito di pitture di grandi maestri senesi del XIV-XV secolo.
Ora è uno dei maggiori poli museali senesi, nel quale osservare principalmente il Pellegrinaio, un grande ambiente abbellito da affreschi dei 1440-44 che disegnano la missione ospitaliera con vividezza di ambienti, costumi e scene quotidiane: è l'unico ciclo espressivo del genere che si conosca nel mondo.
Il Battistero innalzato tra il 1316 e il 1325 alla base dell'abside del Duomo, ha facciata non finita e interni affrescati, tra gli altri, dal Vecchietta. Al centro della pianta tripartita spicca il famoso fonte battesimale, operato su progetto attribuito a jacopo della Quercia: la vasca esagonale è ornata con pannelli in bronzo fatti dallo stesso Jacopo e da Donatello, mentre i quattro angeli musici che decorano il ciborio sono di Donatello e di Giovanni di Turino; la statuetta del Ballista è di jacopo della Quercia.
Il Museo dell'Opera Metropolitana è caratterizzato dalla raffinatezza architettonica e lo squisito gusto decorativo di Giovanni di Agostino. Qui sono raccolti i capolavori pittorici e scultorei dei Tre e Quattrocento senese. Infatti, il Museo è ottenuto nelle prime tre campate della navata destra del Duomo Nuovo. Meritano un’attenzione particolare Madonna col Bambino, tondo di Donatello; Madonna col Bambino, S. Girolamo e il cardinale Casini, ammirabile bassorilievo di Jacopo della Quercia; dieci statue di giovanni Pisano, in origine sulla facciata del Duomo, tra le più belle opere statuarie del gotico europeo.
Nella sala intitolata a Duccio di Buoninsegna, l’inconsueta Maestà, primo capolavoro del maestro che inaugura la scuola pittorica senese, e Natività della Vergine di Pietro Lorenzetti.
Il “triventum” è il maggiore incrocio della città antica, dove la Croce del Travaglio segna l'intersezione di Banchi di Sopra, Banchi di Sotto e via di Città, ossia le tre Arade che si affermano sui tre colli di Siena. Via di Città è il più elegante e solenne, un Pezzo del più illustre medioevo italiano gettato integro nel XXI secolo. Sale in curva e con dolce pendenza, tra le più aristocratiche e monumentali residenze senesi: palazzo Patrizi, trecentesco; palazzo Ghigi-Saracini, sede dell’ Accademia Musicale Chigima; palazzo Piccolomini, modello di rinascimento fiorentino.
La Pinacoteca nazionale è ospitata a palazzo Bonsignori, tra le più belle dimore gentilizie quattrocentesche, e il più antico palazzo Pannocchieschi. La Pinacoteca è una tappa importantissimo nella visita artistica della città, perché vi sono esposte le opere maggiori dei grandi maestri senesi dal XII al XVII secolo.
Tra i tanti capolavori: Madonna dei Francescani di Duccio di Buoninsegna, Beato Agostino Novello e i suoi miracoli di Simone Martini, Annunciazione di Pietro Lorenzetti. A dimostrare la pittura senese dei Quattro e Cinquecento possono essere chiamate, in relazione, la bella madonna dell'Umiltà di Giovanni di Paolo e il Cristo alla Colonna del Sodoma. Infine, due stupendi e rari esempi di pittura paesaggistica del primo Quattrocento: Città sul mare e Castello in riva a un lago, forse del Sassetta.
Dalla Croce del Travaglio, lungo Banchi di Sotto, secondo asse portante dell'impianto urbano senese, s’incontra quasi subito Palazzo Piccolomini, quattrocentesco, che accoglie al primo piano l'Archivio di Stato dove sono esposte le interessanti 103 tavolette lignee della Biccherna, un tempo adoperate per rivestire i registri della Gabella. Tra gli artisti che le decorarono, tutti i inaggiori rappresentatiti della pittura senese: il Vecchietta, Ambrogio e Pietro Lorenzetti, Giovanni di Paolo, Taddeo di Bartolo e Domenico Beccafumi. Poco oltre, il castellare degli Ugurgieri, con le sue case-torri collocate a cerchio
Dalla Croce del Travaglio lungo il Banchi di Sopra si incontra palazzo Tolomei il più antica dimora privata di Siena (inizio (le] XIII secolo, coli facciata (te] 1270). Quindi la chiesa di S. Francesco, con affreschi di Ambrogio e Pietro Lorenzetti.
Nell'attiguo oratorio di .S. Bernardino il Museo d’arte Sacra espone una preziosa raccolta di opere provenienti dal territorio.
Non lontano dal santuario cateriniano sorge la grande basilica domenicana, costruita a partire dal 1226, più volte deteriorata e rimasta incompiuta nella facciata. Nell'interno di una navata meritano attenzione, tra le tante illustri opere, il famoso affresco coli S. Caterina da Siena di Andrea Vanni, ritenuto l'unico ritratto fedele della santa, e la cappella di S. Caterina, con begli affreschi del Sodoma.