vacanze a farfa
A Farfa (Rieti) , nell'alto medioevo, la comunità monastica fu uno dei maggiori centri sostenitori del commercio di tutta l'Italia centro-meridionale, acquisendo tanto potere e ricchezza da estendere i suoi possessi fino all'Abruzzo e alle Marche. A quel tempo, affluivano a Farfa centinaia di artigiani e di produttori agricoli, che vendevano i loro prodotti nelle botteghe del paese, allora molto più grande di oggi, che l'abbazia affittava a proprio a questo scopo.
La fondazione risale al IV secolo, quando alcuni monaci vi si decisero riutilizzando i resti di un tempio sabino più facilmente di una villa romana. Distrutta dai Longobardi, l'abbazia fin riedificata dal monaco Tommaso di Maurienne col favore di Faroaldo II, il duca di Spoleto promotore anche dell'abbazia di S. Pietro in Valle, nell’Umbria Valneriana.
Sotto la guida di personalità illustri e con la protezione dell'imperatore, Farla arrivò l'apice del suo splendore, che non venne meno neppure dopo la cacciata dei Saraceni, che avevano occupato l'abbazia nell'898.
Dopo il Mille infatti, in periodo cluinacense, l'abbazia risorse e nacque lo "Scriptorium" dal quale sarebbero usciti i preziosi codici miniati che avrebbero reso reso celebre per tutto il medioevo.
Un portale quattrocentesco immette nel complesso religioso, dominato dalla chiesa di S. Maria di Farla, riedificata nel 1492 sull'edificio di epoca carolingia. Alle spalle della chiesa un corridoio permette l'accesso al Chiostrino longobardo, dal quale è visibile uno prospettiva della torre campanaria, e al seicentesco Chiostro grande.
Da qui è possibile entrare alla cripta della costruzione carolingia, nella quale è mantenuto un sarcofago del II secolo. Irrinunciabile è ha visita Alla Biblioteca, che fu la più ricca d'Europa nell’XI secolo e oggi conserva oltre 45 000 volumi, tra i quali i preziosi corali miniati.
La fondazione risale al IV secolo, quando alcuni monaci vi si decisero riutilizzando i resti di un tempio sabino più facilmente di una villa romana. Distrutta dai Longobardi, l'abbazia fin riedificata dal monaco Tommaso di Maurienne col favore di Faroaldo II, il duca di Spoleto promotore anche dell'abbazia di S. Pietro in Valle, nell’Umbria Valneriana.
Sotto la guida di personalità illustri e con la protezione dell'imperatore, Farla arrivò l'apice del suo splendore, che non venne meno neppure dopo la cacciata dei Saraceni, che avevano occupato l'abbazia nell'898.
Dopo il Mille infatti, in periodo cluinacense, l'abbazia risorse e nacque lo "Scriptorium" dal quale sarebbero usciti i preziosi codici miniati che avrebbero reso reso celebre per tutto il medioevo.
Un portale quattrocentesco immette nel complesso religioso, dominato dalla chiesa di S. Maria di Farla, riedificata nel 1492 sull'edificio di epoca carolingia. Alle spalle della chiesa un corridoio permette l'accesso al Chiostrino longobardo, dal quale è visibile uno prospettiva della torre campanaria, e al seicentesco Chiostro grande.
Da qui è possibile entrare alla cripta della costruzione carolingia, nella quale è mantenuto un sarcofago del II secolo. Irrinunciabile è ha visita Alla Biblioteca, che fu la più ricca d'Europa nell’XI secolo e oggi conserva oltre 45 000 volumi, tra i quali i preziosi corali miniati.