Vacanze a Trieste
Trieste appare scenograficamente disposto tra il faro a nord e il porto nuovo a sud.
Molti individuano la migliore immagine architettonica e urbanistica della città nell'ordine garbato del Borgo Teresiano: e certamente i palazzí ottocenteschi che si schierano lungo la riva ne testimoniano il passato di grande mercato marittimo dell'impero austro-ungarico, ruolo cui Trieste (appare predestinata già nel nome, derivato dal venefico "terg ", mercato.
La potenza commerciale e finanziaria della città, a partire dal 1719 e fino al termine della Grande Guerra, si accompagnò a una libertà e a una ricchezza culturali che ebbero pochi eguali nell'Europa del Novecento. Trieste mitteleuropea fu la città dello scrittore irredentista Slataper, ma anche di Italo Svevo.
La sospirata annessione di Trieste all'Italia (1918) e, alla fine dell'ultimo conflitto mondiale, la rinuncia alla Iugoslavia dell'Istria e di buona parte della Venezia Giulia, hanno tagliato il legame tra lo scalo e il suo entroterra naturale, terminando per stringere la città in quello che gli imprenditori triestini hanno definito "un budello tutto confini e barriere", con fatali ripercussioni sullo scenario economico.
Piazza dell'Unità d'Italia, alla fine del XIX secolo, fu costruita dalle autorità austriache, che decisero di aprire un grande slargo di ben 16 mila metri quadrati davanti al bacino di S. Giusto. Essa divenne un naturale punto di riferimento di tutte le manifestazioni organizzate a favore dell'annessione della città all'Italia: una volta che questa divenne realtà, apparve quindi naturale nominare proprio all'unità nazionale. Generata come una sorta di palcoscenico che ha come sfondo l'eclettica facciata del Palazzo comunale piazza Unità è rimasta da allora in poi il centro simbolico del capoluogo giuliano, limitato verso il mare da due monumentali pali portabandiera e chiuso sui fianchi da edifici in buona parte destinati a istituzioni politiche.
A sinistra sorgono casa Stratti e il neo-rinascimentale palazzo del Governo che oggi è sede della Prefettura. Sul lato destro si succedono, oltre alla fontana dei Quattro Continenti: realizzata nel 1751, quando era ancora ignora l'esistenza dell'Oceania e alla colonna con la statua di Carlo VI, il classicheggiante palazzo Pitteri, uno stabile ispirato al gusto architettonico del romanticismo francese e, all'angolo con il lungomare, il palazzo del Lloyd triestino, ideato dall'architetto viennese Heinrich Ferstel.
La realizzazione di questo edificio prese inizio nel 1880 in concomitanza con il cinquantesimo anniversario della società, che è la più antica compagnia di navigazione d'Italia.
Piazza della Borsa fiancheggia la galleria del Tergesteo nel breve cammino tra piazza dell’Unità d’Italia e lo slargo triangolare che fu il centro finanziario del capoluogo giuliano, in mezzo al quale s’innalza dal 1673 una colonna con la statua dell’imperatore Leopoldo I. il neoclassico palazzo della Borsa vecchia, costruito in età napoleonica da Antonio Molari, è adesso occupato dalla Camera di Commercio; interessanti sono anche l'antistante casa Bartoli, conseguita quasi un secolo più tardi e, muovendo verso corso Italia, il palazzo Romano felice esempio di barocco triestino. Facendo ancora ritorno verso il mare, si giunge invece al Teatro comunale Giuseppe Verdi, altro edificio di fondazione napoleonica: le sue forme neoclassiche sono frutto di una collaborazione tra diversi architetti, racchiuso Matteo Pertsch alla cui iniziativa si deve la vicina chiesa luterana di S. Nicolò dei Greci.
Il Canal Grande era il porto della Trieste settecentesca, intorno al quale si stendeva un'area di saline: la bonifica dell’area, a cavallo tra la fine di quel secolo e la prima metà dell’800 consente l'edificazione del Borgo Teresiano allegato nell’ambito di un’operazione di ridefinizione urbanistica voluta dalla stessa imperatrice Maria Teresa d’Austria.
La costruzione di due ponti ha limitato l'accesso al canale a imbarcazioni di piccole dimensioni, ma in origine vi potevano entrare anche velieri di grosso cabotaggio, con possibilità di caricare e scaricare le merci nel cuore della città.
Oggi ne segnano il termine a mare palazzo Aeses, detto il Grattacielo dotato di una struttura in cemento armato e finiture in mattoni e pietra d'Istria, e il neoclassico palazzo Carciotti, rilevante opera del Pertsch; vicino, sorge l'ex Hotel de Ville, che per molto tempo fu il più importante albergo cittadine, oggi preso da uffici. Chiude la prospettiva dei Canal Grande lo scenografico pronao neoclassico unito, alla più grande chiesa triestina: S. Antonio Nuovo costruita tra il 1827 e il 1842. Alla sua destra, su quello che una volta era il tratto più interno del canale incombe la mole del tempio greco-ortodosso di S. Spiridione decorato all'interno da un'appariscente iconostasi ottocentesca e da arredamenti in argento.
L'Orto Lapidario è un parco dalle forti suggestioni romantiche fu ricavato attorno alla metà del XIX secolo sulle terrazze di un antico cimitero, che era stato in precedenza destinato a orto dei canonici, cui inizialmente apparteneva. Per volere di Domenico Rossetti questo spazio divenne un luogo di raccolta e di esposizione, oltre che di lapidi e di sculture romane, anche d’innumerabili frammenti architettonici originari dalla stessa Trieste, dall'Istria e dal territorio di Aquileia. L'Orto ospita al suo interno un piccolo boschetto di alberi secolari e regala ai visitatori una serie di vedute panoramiche sul Duomo, sul Museo unito, sulle mura e in direzione della città. L'ingresso presenta un sarcofago decorato da geni funerali inclusi in una serie di piccoli archi, che funge da fontana; sopra di essa è posta una piramide che reca i simboli delle tre divinità di Roma antica: Giove, Minerva e Giunone. Dal terrazzo si apre un vista sul lapidario medievale e moderno, che si sviluppa davanti all'edificio del Museo. La quarta terrazza ospita anche un tempietto neoclassico contenente un cenotafio dell'archeologo tedesco Winckelmann, fondatore del gusto estetico neoclassico, estinto nella città giuliana.
Il Museo civico di storia e arte è adiacente all’Orto e ha sede in un imponente edificio sette-ottocentesco, creato nel 1915 per cogliere le collezioni comunali d’arte. Oggi vi sono mostrati reperti provenienti dai siti archeologici di Trieste e dell'area giuliana. Di particolare importanza sono la raccolta di reperti databili al paleolitico e all'Età del Ferro, che sono state ricavati da grotte e castellieri del territorio giuliano così come una ricca collezione di vasi greci e italioti e rython del V-IV secolo a.C. proveniente da Taranto
Il Museo Revoltella e la Galleria d'Arte Moderna
In piazza Venezia aperta di fronte alla riva di S. Marco, si sporge il palazzo neo-rinascimentale fatto innalzare nel 1852-58 da Pasquale Revoltella, un imprenditore nativo proprio della Serenissima. L'edificio fu lasciato in eredità alla città con tutto quello che conteneva e dotato di un lascito destinato a nuovi acquisti, che ha cooperato a farne la più prestigiosa sede d'arte triestina, principalmente dopo i lavori di restauro portati a termine nel 1991.
La continua organizzazione di mostre temporanee fa sì che il patrimonio dell'istituzione sia esposto a rotazione. Tra gli artisti maggiormente rappresentati figurano Giuseppe Tominz e Francesco Hayvez e nella sezione novecentesca, Luciano Minguzzi, Giacomo Manzù, Renato Guttuso e Lucio Fontana. Da notare infine un bozzetto di Antonio Canova.
Il castello di Miramare è un giardino all'italiana di 22 ettari, ricavato su un piccolo promontorio, accerchia la residenza voluta dall'arciduca Massimiliano d'Asburgo, fratello dell'imperatore Francesco Giuseppe e governatore, nel biennio 1857-59, del regno Lombardo-Veneto. Il maniero, ultimato nel 1860 fu dal 1931 al 1936 la dimora del duca Amedeo d'Aosta e venne aperto al pubblico soltanto dopo la restituzione di Trieste all'Italia.
Le sue forme eclettiche, per le quali fu fatto grande d'uso di pietra d'Istria, contengono uno sfarzoso patrimonio di arredi, pezzi d'arte applicata e dipinti, che ne fanno uno tra i più importanti esempi di palazzo principesco del suo secolo. Forme affini al castello presenta il Castelletto prima residenza di Massimiliano e della moglie. Nel 1986, il tratto del golfo intorno al promontorio è stato annunciato Riserva marina, con l'obiettivo di mantenere le preziose caratteristiche biologiche e idrologiche.