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vacanze a l'aquila

A L’Aquila (Abruzzo), le geometrie del castello cinquecentesco, edificato per ordine del viceré Pietro da Toledo; i blocchi bianchi e rossi che s’inseguono sulla facciata della chiesa romanica di S. Maria di Collemaggio, legata alla memoria dell'eremita Pietro da Morrone, il papa Celestino V del 'gran rifiuto" dantesco ; i modi classici impressi da Cola dell'Amatrice alla chiesa di S. Bernardino, innalzata a gloria e sepoltura dell'appassionato predicatore; la fontana delle 99 Cannelle, superbo ricordo delle leggendarie origini della città (99 rioni ,99 casti, 99 chiese, 99 piazze...) sono le immagini più famose. L'Aquila, città tra le più elevate d'Italia (714 metri), e tra le prime nella regione per interesse storica e artistica, eredità di un passato che la vide — a cavallo tra le dominazioni angioina e aragonese —fiorire d’industrie e commerci.
Sullo sfondo, la imponente catena montuosa del Gran Sasso d'Italia, massima elevazione dell'Appennino accompagna il visitatore lungo tutto l'itinerario, che s'incastra per un lungo tratto all'interno del Parco nazionale del Gran Sasso e Montí della Laga, uno tra i più estesi del nostro paese che racchiude il ghiacciaio posto più a meridione d'Europa.

L'Aquila è da considerarsi leggendaria, ma di non molto superiore alla realtà, la cifra di 99 rioni che nel 1254 si ricongiunsero a formare la città, annientata pochi anni più tardi dal Manfredi e risorta dopo l'ascesa al trono di Carlo D'Angiò. Il capoluogo abruzzese, disposto su tracciati viari ricchi di dislivelli, mantiene parte dell'impianto urbano medievale, sia pur con architetture di epoche diverse, a partire dal secondo dopo- guerra si è registrato un forte aumento edilizio fuori e dentro la cerchia muraria angioina in più punti smantellata.

Della Basilica di S. Bernardino, la maestosa fronte nasconde un tempio quasi interamente ricostruito dopo il terremoto del 1703. Non ci si sorprenda, perciò, di vedere nell'interno ricercati ornamenti barocchi, come il soffitto intagliato e dorato della navata centrale o lo sfarzoso organo in controfacciata. A ricordare l'origine rinascimentale della chiesa provvede il patrimonio artistico, avviando dall’elegante paia in terracotta di Andrea della Robbia e dalla Madonna con Bambino, pure in terracotta, opera di Silvestro dell'Aquila cui si devono anche il mausoleo di S. Bernardino, ricco di marmi e rilievi, e il sepolcro di Maria Pereira a sinistra dell'altare, realizzato con l'allievo Salvato.

Dal parco del Castello di L’Aquila si gode una bella vista del Gran Sasso d'Italia. Il Castello innalzato a cavallo tra il 1530 e il 1635 secondo criteri all'avanguardia sia nelle strutture approntate per l'offesa, sia per la difesa dalle armi da fuoco, come testimoniano i quattro potenti bastioni angolari. Oggi il fortilizio ospita il Museo Nazionale d'Abruzzo, aperto da una sezione archeologica che raccoglie reperti d'epoca italica e romana, compreso il prezioso calendario Amiternino. Seguono le collezioni d'arte, con opere dei secoli XII-XVIII, per lo più di scuola abruzzese; tra le scultore, menzione d'obbligo per una S. Balbina trecentesca in stile francese e per due opere di Silvestro dell'Aquila mentre la pinacoteca presenta il pezzo di maggiore interesse nelle storie di S. Giovanni da Capestrano eseguite da un ignoto artista del XV secolo, senza tralasciare grandi nomi della pittura sei-settecentesca quali Mattia Preti, Francesco Solimena e Francesco De Mura. Un'occhiata meritano anche le oreficerie, in particolare per la magnifica croce processionale, di Nicola da Guardiagrele, così come la sezione d'arte contemporanea.

La fontana delle 99 Cannelle è a pianta trapezoidale, ed è divenuta nel tempo il simbolo della città, che ricorda con i suoi 99 getti d'acqua sgorganti da altrettanti mascheroni i castelli raccoltisi a formare l'abitato; secondo la tradizione, la sua fonte era tenuta segreta, in moto da evitare che alcun rione potesse avanzare pretese circa il possesso delle sue acque. La parte più antica della fontana, cori alte pareti in pietra bianca e rosata a delimitare di vasche di raccolta, sono proprio i mascheroni, datati 1272.

S. Maria di Collemaggio si trova fuori dalla porta Bazzano, in un suggestivo contesto  paesaggistico, nella zona di Collemaggio.
Pietro da Morrone la fondò nel 1287 là dove era stata rinvenuta un immagine miracolosa della Vergine; risale al primo '300 la bellissima facciata a coronamento orizzontale in conci bianchi e rosa, sulla quale si aprono tre rosoni e altrettanti portali, il basso torrione ottagonale sulla desta accoglie le reliquie del fondatore durante la festa della perdonanza, commemorata per revocare l’indulgenza plenaria data da Celestino V il giorno della sua incoronazione; la ricorrenza vede anche l’aperture della porta santa sul fianco sinistro della chiesa, ornata di bei intagli.
I restauri del 1972-74 hanno restituito le forme originali alle tre navate interne, dove il pavimento riprende il motivo della facciata alle pareti si avvicendano affreschi votivi dei secoli XV-XVI e 15 tele di Cari Ruther, pittore prussiano attivo nella seconda metà del '600, mentre nell'abside destra sovrasta il sepolcro di S. Pietro Celestino.

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